mercoledì 30 luglio 2008

DUE GIORNI A CANNONE

Ciao a tutti…sono Fabio, e con onore e con gioia che ritorno a scrivere nel nostro vecchio caro blog.
L’occasione che mi da modo di tornare a scrivere è qualcosa di magico… qualcosa di irreale… qualcosa che fino a qualche giorno fa non avevamo nemmeno il coraggio di pensare… qualcosa che agli occhi di persone poco esperte può risultare tutta finzione… invece no… è solamente la NOSTRA REALTA’.

Per trasformare i nostri sogni in realtà è bastato un week end di fine luglio, qualche amico, le nostre moto e mille kilometri d’asfalto da divorare.

Il gruppo era composto da Topu, Pupo, Gigio, Gabbri e da me che vi scrivo…
In due giorni si è passati dall’accento Bolognese a quello Fiorentino, dalle curve della linea gotica, alle curve toscane.

Il primo giorno scorre alla grande… tensione pura… concentrazione massima… alla ricerca della piega perfetta, della massima velocità… la strada più bella mai incontrata.
Una striscia di asfalto perfetto che taglia in due il parco nazionale delle foreste Casentinesi.
E’ qui dove si è scannato di più… tutti giù in curva... via uno dentro l’altro.
Il motore era sempre su di giri, l’asfalto era nuovo, le gomme tenevano alla grande... il paradiso.
Finiti i primi 540km si cena in una squallida pizzeria, e poi si va verso il B&B per far riposare i nostri polsi, e per calmare i nostri spiriti.
Il giorno seguente è un susseguirsi di cambiamenti d’umore.
Si inizia con il classico entusiasmo che lo stare in sella ad una moto ci trasmette…
Si passa velocemente ad un senso di incredulità… quando percorriamo kilometri su una strada dissestata, con sassi in ogni dove, per arrivare in cima al famoso passo cento croci
La discesa, e il dopo-discesa, è il momento più buio di questa due giorni…
La discesa impervia ci porta in un piccolissimo paesino… lontano da tutto e tutti… in mezzo alle colline…ci eravamo ufficialmente persi…
Chiediamo informazioni ad una persona del posto che impietosa ci dice una triste realtà…
“eravamo finiti lontani un ora e mezza dal nostro percorso”.
Eravamo a pezzi, sia mentalmente che fisicamente… i kilometri che da li a poco avremmo dovuto calcare sarebbero diventati interminabili… da percorrere a 20 all’ora in stradine larghe un metro e piene di buche.
Il male sui polsi aumentava… il collo sentiva sempre più pesante il peso del casco sopra di se… il culo bolliva sotto il sole… i pensieri erano bui e la statale era lontano.

Tornati sulla statale, con due ore di ritardo, non c’è più tempo per i nostri pensieri. L’unico pensiero è tornato a essere quello che ci aveva accompagnato il giorno prima: vivere la strada.
Si riparte e anche se dubbiosi sulla strada da fare decidiamo di non cambiare itinerario… dobbiamo farcela… dobbiamo trasformare il sogno in realtà… non vale accorciare il giro.

Si riparte a cannone… ma nonostante tutto alle 19.30 di sera siamo ancora distanti 120 km da Piacenza, sono un enormità, ma è ora che arriva il bello.
Con il tramonto come sfondo, e la stanchezza che ci assale, saliamo verso Bardi, sognando l’autostrada.
Ma qui la musica cambia… si passa al Rock and Roll duro!!!
Non si scherza più. Si guida e basta!!!
Ci troviamo di fronte a un continuo susseguirsi di curve, su di una strada oramai deserta, che si fa conquistare in entrambe le corsie.
E’ una cosa mai vista… le gomme vengono consumate fino all’ultimo millimetro, il motore ha voglia di rombare ancora… i dolori non si sentono più.
Intanto i raggi del sole iniziano a lasciare spazio alla buia notte che ci terrà compagnia per gli ultimi kilometri del nostro sogno.
E così facendo per le 21.30 entriamo finalmente in autostrada. L’andatura è molto scorbutica… si accelera, si rallenta, ci si riposa pensando al “motto” dei due giorni… L’IMPORTANTE DALLE CURVE, E’ USCIRNE…